Era stato acclamato agli Oscar.
Era
un film della scorsa stagione cinematografica che al solito avevo perduto per totale mancanza di tempo ed energia.
Le serate estive, oltre ad essere
appunto estive (luce, aria fresca, ritrovi tra amici), hanno un altro grande vantaggio:
il recupero dei film perduti al cinema e visibili in DVD.
Riconosco che non è la stessa
visione, ma almeno con il recupero è possibile riconnettersi con il mondo cinematografico ed
avere una conoscenza più vasta delle pellicole uscite durante i mesi passati.
Due sabati fa sono stata tentata
dall’ultima commedia con Ben Stiller “Tower Heist – Colpo ad alto livello”. Non
adoro Ben Stiller, non mi piace la sua comicità forzata e eccessiva da “Tutti
pazzi per Mary” alla saga di “Ti presento i miei”. La sua comicità ebrea e furbetta
mi lascia totalmente indifferente, mi annoia. In questo ultimo film Stiller è
tuttavia maturato, diciamo pure invecchiato, trasformandosi in un serioso
personaggio dall’aria intellettuale e contenuta. Film godibile, ottimo cast,
storia divertente e non del tutto scontata. Da vedere.
Poi è stata la volta di “The Help”. Ne avevano parlato molto in occasione dei Golden Globe e
dell’Oscar. Pensavo che fosse la solita pellicola buonista, con la scena della
torta (l’unica che era palesemente trapelata anche a chi non aveva visto il
film) come climax e un candido e lieto fine.
Mi sbagliavo, come tante altre volte.
L’immenso Eric Rohmer diceva che non occorre vedere migliaia di film per
ottenere una buona cultura cinematografica. Ne bastano pochi e selezionati.
Forse poteva dirci come fare, dall’alto della sua grande intelligenza, per
selezionare le pellicole degne di visione. Forse esiste una via di mezzo tra la
famelica cinefilia di Scorsese e la selezione presuntuosa di Rohmer. Forse
bisogna basarsi sul proprio istinto personale e lasciarsi andare.
Ieri sera ho visto “The Help” e devo
dire che film come questo non passano molto spesso al cinema.
In questo caso non
parlerei di regia, né di tecnica cinematografica a me tanto cara. No, in questa pellicola conta la storia e i personaggi che ne fanno parte. Ambientato nello Stato
del Mississippi, agli inizi degli anni ’60, la storia narra delle vicende di
famiglie bianche e delle loro cameriere di colore.
L’America degli anni d’oro
qui descritta assume una forma del tutto diversa da quella sempre sognata da
coloro che come noi abitano oltre Oceano.
Le vicende dei personaggi, bianchi e neri che siano, sono tutt’altro che
felici e rosee, poeticamente toccanti ma senza sfociare nel pietismo forzato.
Le leggi razziali degli Stati del Sud vengono pesantemente condannate oggi, ma
sembra assurdo pensare che questi eventi accadevano poco più di 50 anni fa in
un Grande Paese che aveva liberato parte del mondo Occidentale dalla minaccia
nazista e dai loro spietati crimini e discriminazioni.
Il Grande Paese delle libertà
e delle opportunità che aveva accolto anche noi, immigrati italiani, riversava
le stesse discriminazioni sulla popolazione di colore, considerandoli esseri
umani di livello inferiore.
“The Help” è
un racconto sicero e diretto, descrizione affascinante e coinvolgente di una
America ben poco idilliaca rispetto a quella
dei nostri sogni. Interpretato da una Emma Stone fortunatamente sottotono e da un cast di colore di immensa bravura (meritatissimo l'Oscar a Octavia Spencer), con una Sissy Spacek come unico elemento di leggera ilarità, necessario per interrompere e smorzare i drammi che la circondano.
"The Help" è una storia di lotte e sofferenze e
di quanto sia ingiusta e triste la vita. Ma come ogni buon film americano che
si rispetti, alla fine giunge sempre la morale che questa vita vale fino all’ultimo
attimo di essere vissuta e combattuta per ogni ideale, ogni valore che possa
migliorare in senso universale questo nostro Grande Paese.
Buona imperdibile visione
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