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venerdì 23 dicembre 2011

THEN AGAIN - 2011 - by Diane Keaton


LA RAGAZZA CON LA CRAVATTA


Prima di lei solo Katharine Hepburn portava i pantaloni.
Diane Keaton possiede un’eleganza tutta particolare, che nasce da un curioso accozzamento di capi, come camicia a righe e cravatta a pois. Un’altra donna sembrerebbe ridicola, malvestita, curiosa. Diane Keaton no. Lei è elegante
Il viso radioso da brava ragazza californiana, la timidezza naturale che diventa charme, la semplicità non aggressiva ne hanno fatto una donna vincente, che non cala mai di moda pur aumentando con gli anni.
E’ da poco uscita (da nemmeno un mese) la sua autobiografia “Then Again” (“Oggi come allora” in italiano). Più che una vera e propria autobiografia – solitamente noiose perché piene di dettagli inutili e di divagazioni che sanno di aria fritta – Diane Keaton disegna e narra la storia della sua famiglia (in primo piano quella di sua madre, quasi la vera protagonista del libro) come se stesse girando un film.
I racconti si incrociano, a volte senza un preciso ordinamento temporale, come se fossero scene di un montaggio alternato, delineandosi con una chiarezza che rendono la lettura un autentico piacere

La cosa più direttamente scioccante è la rivelazione del suo disturbo alimentare, la bulimia, nata verso la fine degli anni ’60, quando l’attrice era tutt’altro che adolescente.
Diane Keaton trova un modo molto diretto per la descrizione del suo disturbo. Descrizione perfetta, minimamente mirata al pietismo o alla commiserazione. Al contrario la Keaton semplicemente racconta, senza nemmeno prendersi troppo carico di indicarne il periodo di inizio e di fine (?).
Ci avete fatto caso? Nel cinema non si parla mai di bulimia e di anoressia. Sembrano essere argomenti tabù: a Hollywood nessun cane muore e nessuna donna soffre di anoressia. Eppure Diane Keaton stila una lista ben precisa di colleghe note che soffrono o hanno sofferto di questo disturbo.
Come dicevo, la sua descrizione netta e semplice, va diritta al punto e indica chiaramente un aspetto legato a questi disturbi di cui nessuno parla. IL TEMPO.
E’ pazzesco, è uno degli aspetti più sottovalutati, un aspetto mai considerato della malattia, decisamente il più importante. Quando una persona soffre di un disturbo dell’alimentazione consacra quasi tutto il suo tempo libero ad occuparsi di questo disturbo. E’ quasi nauseante leggere la lista di alimenti che la Keaton ingeriva ogni giorno per poi rimettere immediatamente e rimanere magra.
Totalmente presa dalla sua “richiesta mentale” e corporale, Diane Keaton non riusciva ad approfondire uno dei più importanti rapporti affettivi e lavorativi della sua vita, quello con Woody Allen. Semplicemente il TEMPO non le bastava. Non c’è tempo per l’altro, che per inciso fa anche una gran paura. I rapporti affettivi sono i primi ad essere distrutti. Non ci sono rapporti, se non con il cibo. Troppo e spaventoso per un anoressico, poco per un bulimico che lo rifiuta in un secondo momento.
Chissà come, in un modo o nell’altro, Diane Keaton è riuscita ad uscire dalla stanza buia in cui si rifugiava e ha incontrato la vita. 
(continua)

domenica 11 dicembre 2011

CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA (Singin' in the rain) - by Gene Kelly and Stainley Donen - 1952


Questa qui a lato è la prima immagine cinematografia che ho ritagliato dal giornaletto settimanale della programmazione TV. Nel corso degli anni avrei riempito quaderni e tutt'ora mi capita di ritagliare articoli e fotografie che mi affascinano.
In questo caso era stato il suo volto, quel volto che mi aveva stregato con quel sorriso aperto, attaccato a quel corpo volante che sprizzava gioia da ogni poro. Ho tenuto quel ritaglio per anni e forse, chissà, è ancora in fondo a qualche cassetto in casa dei miei genitori.
Avevo 12 anni e fin da allora “Cantando sotto la pioggia” è sempre stato il mio film preferito.
E’ un capolavoro. Punto.
Non importa se avete o meno passione per il musical, che qualche parte possa sembrarvi un po’ fuori moda (forse il lungo meraviglioso numero musicale sul finale, dove ballo e colori si fondono in un’armonia perfetta), che non andate a vedere i film musicali perché li credete noiosi.
“Cantando sotto la pioggia” è uno scoppiettante film corale, dalla esilarante sceneggiatura.
Siamo alla fine degli anni ’20, il cinema era relativamente giovane ma già la sua struttura si era formata con pilastri storici (prendiamo ad esempio Keaton e Chaplin). Una troupe cinematografica si scontra con lo spaventoso, misterioso avvento del sonoro. Al principio credono sia una farsa, una novità momentanea ma quando si rendono conto della grande minaccia che porterà al decadimento e alla distruzione di buona parte degli attori del periodo muto, corrono ai ripari
E’ il classico Film nel Film, come “8 e ½” ed “Effetto Notte”.
Già il suddetto Buster Keaton nei primi anni ‘20 aveva girato “Sherlock Junior” dove impersonava un proiezionista che addormentandosi entra a far parte della pellicola che scorre sullo schermo.
“Cantando sotto la pioggia” si distingue dagli altri per la grande caratteristica che lo impersona: la gioia di vivere.
Non credo che nessun’altro attore se non Gene Kelly riesca ad esprimere così chiaramente la forza e la bellezza della vita, che non è una cosa statica, ma dinamica che si muove, si evolve, si sprigiona sotto un cielo piovoso.
Nessun altro corpo di attore la impersona meglio di quello di Gene Kelly. Infatti non sono una fan di Fred Astaire. Mi dispiace ma quel manichino pseudo-elegante mi ha sempre lasciato piuttosto fredda e indifferente.
Di Gene Kelly me ne sono innamorata dai titoli di testa e aspettavo con ansia che alla televisione programmassero un altro film, dove potessi rivederlo. Era come il primo amore che aspetti ai giardinetti dietro un angolo, solo per vederlo sfrecciare in un attimo in sella ad una bicicletta scassata. Era la fine del mondo ed un istante valeva tutto
Ho rivisto decine di volte “I tre moschettieri”, “Un americano a Parigi”, “Tre marinai e una ragazza”, “Un giorno a New York”.
Ma “Cantando sotto la pioggia” è insuperabile.
Non riesco a descriverne bene tutti i tratti, forse perché la passione sovrasta l’obiettività della visione, ma credetemi: è un divertimento assicurato, un tourbillon di scene esilaranti che non possono far altro che aumentare il vostro amore per il cinema

Buona visione