E'
vero che la prima volta non si scorda mai.
La
prima volta di Woody alla prova nel dorato regno dei musicals
Mr
Allen conosce bene la materia, è cresciuto guardando questo genere
di film tipicamente americano sgorgato direttamente dalle ceneri del
bianco e nero, il genere appartenente al primo film parlato in
assoluto “Il cantante di Jazz”.
Musical
è “Il mago di Oz”, l'eleganza di Astaire e Rogers, la vitale e
gioiosa potenza di Gene Kelly che balla sotto la pioggia, musical è
quel capolavoro di “Mary Poppins”, l'adolescenziale “Dirty
Dancing”, John Travolta, il magnifico “Chicago”.
Indimenticabile,
la musica incatena i ricordi e trasforma una piccola sceneggiatura,
una storia quasi banale, in un film eterno.
La
musica è, insieme alla scrittura e al movie making, l'altro grande
amore di Woody Allen.
Il
terzetto in questo caso si duplica, grazie alle locations scelte, non
a caso le 3 preferite del regista: New York, Parigi, Venezia.
Il
film è un puro entertainement, un corale dove stars e sconosciuti
giocano insieme senza infastidirsi, una storia falsamente lineare il
cui filo conduttore è sempre e solo l'amore. Nonostante questa gioia
apparente, nella storia si incrociano delusioni, pianti, rotture di
fidanzamenti, corse all'ospedale, un episodio di morte (con relativo
balletto)
Woody
Allen non si perita a celare, nemmeno stavolta che ha a disposizione
il genere più brioso del cinema, il suo lato più reale, quello
pessimista.
Le
situazioni si risolvono solo nel caso di compromessi, come nella
tradizione alleniana.
Eccezione
fatta per Julia Roberts – nome di grido del cartellone - troppo
fuori parte e impacciata nella maniera più negativa del termine, il
cast è perfetto. Grandi attori aiutano la composizione del film,
rendendolo più ricco, più completo.
Partiamo
dal brillante Alan Alda, fedele attore/controparte/concorrente di
Allen in diverse pellicole, sua moglie “filmica” Goldie Hawn,
schietta, divertente e autoironica come sempre.
Troviamo
anche una giovanissima Natalie Portman, già uscita dal personaggio
bessoniano della ragazzina in “Léon” e qui già pronta per il
nuovo lancio da adolescente bon ton. Una falsamente raffinata Drew
Barrimore che dopo un bacio “galeotto” abbandona su due piedi il
fidanzato perbene (si ricongiungerà alla fine con l'adorabile
carciofo, il tranquillo e prevedibile ragazzo - ed ecco qui
spuntare il compromesso). Il galeotto in questione altri non è che
l'inglese Tim Roth, esilarante, che non appena uscito dalla prigione
grazie alla spinta morale politica social-democratica di Hawn e Alda,
va a rapinare subito una drogheria.
L'adorabile
carciofo è invece un giovane Edward Norton alla sua seconda prova,
inusuale in questa parte ma sempre dannatamente perfetto. Così dal
chierichetto assassino di “Schegge di Paura” (nomination
all'Oscar e vincita del Golden Globe), Norton si trova a girare la
parte del ragazzo perbene, innamorato (per finta e per davvero – la
reale intesa non fu mai ufficialmente confermata dalla coppia) della
sua Drew Barrymore. I tempi comici di Norton e la sua abilità canora
gli permettono di aprire la scena cantando il tema principale del
film – avrà successivamente altre 2 parti cantate nella pellicola.
La scena della cena, con anello al posto della ciliegina sul parfait,
che la Barrimore puntualmente ingoia (smitizzazione alleniana del
romanticismo, criticato per la sua banalità, la sua futilità
rispetto alla vita), è forse la parte migliore del film. Il buon
ragazzo che viene mollato alla fine ritornerà travestito da diavolo
durante la notte di Halloween e perdonerà la sua fidanzata fedigrafa
in nome dell'amore. Woody non poteva trovare travestimento migliore,
strizzando l'occhio e sottolineando la doppia caratteristica
nortoniana, ovvero che sotto la faccia da bravo ragazzo si nasconde
un altro lato, tutt'altro che pacifico.
E
poi Woody Allen, sempre alle prese con l'amore, con la certezza che
questo non possa trovare vita se non nella menzogna, in una
dimensione illusoria, in uno spazio esterno alla vita reale. Quando
questi due elementi (amore e realtà) si incontrano, il rapporto
inevitabilmente si spezza, non trovando altro collante che nel triste
e arido compromesso.
Conclusione,
i film – come diceva Truffaut – sono più armoniosi della vita.
Tanto vale quindi vedere un gioioso musical – Allen dixit - per
uscire dal grigio delle nostre esistenze.
Forse
non è il miglior film di Woody Allen, anzi senza forse, ma è
sicuramente il mio preferito!
Buona
visione