Visualizzazioni totali

lunedì 25 luglio 2011

TUTTI DICONO I LOVE YOU (EVERYONE SAYS I LOVE YOU BY WOODY ALLEN – 1996




E' vero che la prima volta non si scorda mai.
La prima volta di Woody alla prova nel dorato regno dei musicals

Mr Allen conosce bene la materia, è cresciuto guardando questo genere di film tipicamente americano sgorgato direttamente dalle ceneri del bianco e nero, il genere appartenente al primo film parlato in assoluto “Il cantante di Jazz”.
Musical è “Il mago di Oz”, l'eleganza di Astaire e Rogers, la vitale e gioiosa potenza di Gene Kelly che balla sotto la pioggia, musical è quel capolavoro di “Mary Poppins”, l'adolescenziale “Dirty Dancing”, John Travolta, il magnifico “Chicago”.

Indimenticabile, la musica incatena i ricordi e trasforma una piccola sceneggiatura, una storia quasi banale, in un film eterno.

La musica è, insieme alla scrittura e al movie making, l'altro grande amore di Woody Allen.
Il terzetto in questo caso si duplica, grazie alle locations scelte, non a caso le 3 preferite del regista: New York, Parigi, Venezia.

Il film è un puro entertainement, un corale dove stars e sconosciuti giocano insieme senza infastidirsi, una storia falsamente lineare il cui filo conduttore è sempre e solo l'amore. Nonostante questa gioia apparente, nella storia si incrociano delusioni, pianti, rotture di fidanzamenti, corse all'ospedale, un episodio di morte (con relativo balletto)
Woody Allen non si perita a celare, nemmeno stavolta che ha a disposizione il genere più brioso del cinema, il suo lato più reale, quello pessimista.
Le situazioni si risolvono solo nel caso di compromessi, come nella tradizione alleniana.

Eccezione fatta per Julia Roberts – nome di grido del cartellone - troppo fuori parte e impacciata nella maniera più negativa del termine, il cast è perfetto. Grandi attori aiutano la composizione del film, rendendolo più ricco, più completo.
Partiamo dal brillante Alan Alda, fedele attore/controparte/concorrente di Allen in diverse pellicole, sua moglie “filmica” Goldie Hawn, schietta, divertente e autoironica come sempre.
Troviamo anche una giovanissima Natalie Portman, già uscita dal personaggio bessoniano della ragazzina in “Léon” e qui già pronta per il nuovo lancio da adolescente bon ton. Una falsamente raffinata Drew Barrimore che dopo un bacio “galeotto” abbandona su due piedi il fidanzato perbene (si ricongiungerà alla fine con l'adorabile carciofo, il tranquillo e prevedibile ragazzo - ed ecco qui spuntare il compromesso). Il galeotto in questione altri non è che l'inglese Tim Roth, esilarante, che non appena uscito dalla prigione grazie alla spinta morale politica social-democratica di Hawn e Alda, va a rapinare subito una drogheria.
L'adorabile carciofo è invece un giovane Edward Norton alla sua seconda prova, inusuale in questa parte ma sempre dannatamente perfetto. Così dal chierichetto assassino di “Schegge di Paura” (nomination all'Oscar e vincita del Golden Globe), Norton si trova a girare la parte del ragazzo perbene, innamorato (per finta e per davvero – la reale intesa non fu mai ufficialmente confermata dalla coppia) della sua Drew Barrymore. I tempi comici di Norton e la sua abilità canora gli permettono di aprire la scena cantando il tema principale del film – avrà successivamente altre 2 parti cantate nella pellicola. La scena della cena, con anello al posto della ciliegina sul parfait, che la Barrimore puntualmente ingoia (smitizzazione alleniana del romanticismo, criticato per la sua banalità, la sua futilità rispetto alla vita), è forse la parte migliore del film. Il buon ragazzo che viene mollato alla fine ritornerà travestito da diavolo durante la notte di Halloween e perdonerà la sua fidanzata fedigrafa in nome dell'amore. Woody non poteva trovare travestimento migliore, strizzando l'occhio e sottolineando la doppia caratteristica nortoniana, ovvero che sotto la faccia da bravo ragazzo si nasconde un altro lato, tutt'altro che pacifico.
E poi Woody Allen, sempre alle prese con l'amore, con la certezza che questo non possa trovare vita se non nella menzogna, in una dimensione illusoria, in uno spazio esterno alla vita reale. Quando questi due elementi (amore e realtà) si incontrano, il rapporto inevitabilmente si spezza, non trovando altro collante che nel triste e arido compromesso.

Conclusione, i film – come diceva Truffaut – sono più armoniosi della vita. Tanto vale quindi vedere un gioioso musical – Allen dixit - per uscire dal grigio delle nostre esistenze.

Forse non è il miglior film di Woody Allen, anzi senza forse, ma è sicuramente il mio preferito!


Buona visione