Che siate più o meno appassionati del cinema di
Martin Scorsese, voraci lettori di manuali e testi sul mondo del cinema o
sporadici consultatori di riviste o libri, consiglio caldamente la lettura di
questo libro in cui il regista americano riversa tutta la sua immensa passione
per i film
Potremmo pensare che libri come questo vengano fatti
con lo stampino, un libro-un regista, il quale risponde sempre alle stesse
domande in maniera quasi automatica e noiosa.
In questo caso l’intervistatore è Richard Schickel,
grande storico e critico cinematografico che apre con Scorsese un confronto
alla pari, una lunga, appassionante conversazione che spazia oltre i confini
della filmografia del regista per tracciare una visione a 360 ° sul cinema,
sulle persone che lo compongono, sui film che ne hanno formato la storia.
Scorsese trasmette fortemente al lettore la sua
genuina e vorace cinefilia, tanto da trascinarlo alla curiosa necessità di
dover prendere visione dei film citati, anche se a volte questi non rispecchiano i
gusti della nostra generazione, né riescono a mantenere una modernità richiesta
a due ore di spettacolo.
Scorsese chiarisce fermamente che si può trarre nutrimento anche da un’ opera non riuscita, o da
una pellicola di serie B. Possono esserci idee, tecniche, contesti narrativi
dai quali è possibile trarre uno spunto, una soluzione per far procedere il
film che stiamo realizzando o semplicemente chiarire e ampliare una conoscenza
cinematografica che credevamo già satura.
Nella sua grande abilità registica, Scorsese
mantiene un profilo umile e critico verso una filmografia che comprende opere
di primissimo livello e un paio di capolavori assoluti (“Goodfellas” e “L’età
dell’Innocenza”, ma sul secondo lascio a voi la personale scelta fra altri. Sul
primo non si discute), riversando ai suoi collaboratori e mentori una parte di
merito per i suoi successi.
Il libro è un piacere per gli occhi, come i piani
sequenza di “Quei bravi ragazzi”/”Goodfellas”, un universo di parole che non ci
stancheremmo mai di leggere.
Ma come tutte
le belle cose, dopo 485 pagine, trova la sua fine.
Buona lettura
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