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domenica 1 gennaio 2012

VERTIGO


VERTIGO (1958) by Alfred Hitchcock

Sarò breve. 
Su Vertigo (“La donna che visse due volte” in italiano) sono stati scritti articoli e saggi da persone sicuramente molto più competenti di me sull’opera hitchcockiana.
Oggi per caso ne ho rivisto una scena durante la scarrellata di canali domenicale.
E’ la pellicola più impressionante, più dolorosa, più psicologicamente potente che Sir Alfred abbia mai girato.
E’ molto più agghiacciante di “Psyco”, in cui Norman Bates era un folle squilibrato, mentre in “Vertigo” Scottie è solo un semplice essere umano che insegue un grande amore impossibile  destinato ad una amara conclusione.
Non ho mai temuto niente facendo una doccia (a parte il fatto che ho la vasca da bagno), ma ho sentito un certo qual timore il mese scorso quando per caso mi sono trovata ad alloggiare in una missione spagnola: muri bianchi, tegole piccole e rosse, campanile largo e campana…E non vedevo il film da anni.
La sottile linea che divide la vita dalla morte, l’essere o non essere, il dubbio, la caduta mentale, la depressione. Pur non mostrando niente, al solito Mr Hitchcock riesce a creare disagio.
La pellicola include inoltre una delle più belle scene d’amore di tutti i tempi, dove la mdp filmava posta sulle rotaie  e i protagonisti, allo stesso tempo, erano su un pedistallo girevole. La doppia rotazione, le luci, la forte empatia trasmessa da un James Stewart quasi privo di favella, ne fanno uno dei pezzi cinematografici più belli di tutta la storia del grande schermo.
Come ho detto, sarò breve.
Non ho altro da aggiungere se non che ci troviamo davanti ad un capolavoro assoluto

Buona visione

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