VERTIGO (1958) by
Alfred Hitchcock
Sarò breve.
Su
Vertigo (“La donna che visse due volte” in italiano) sono stati scritti
articoli e saggi da persone sicuramente molto più competenti di me sull’opera
hitchcockiana.
Oggi per caso ne ho
rivisto una scena durante la scarrellata di canali domenicale.
E’ la pellicola più
impressionante, più dolorosa, più psicologicamente potente che Sir Alfred abbia
mai girato.
E’ molto più
agghiacciante di “Psyco”, in cui Norman Bates era un folle squilibrato, mentre
in “Vertigo” Scottie è solo un semplice essere umano che insegue un grande
amore impossibile destinato ad una amara
conclusione.
Non ho mai temuto
niente facendo una doccia (a parte il fatto che ho la vasca da bagno), ma ho
sentito un certo qual timore il mese scorso quando per caso mi sono trovata ad
alloggiare in una missione spagnola: muri bianchi, tegole piccole e rosse,
campanile largo e campana…E non vedevo il film da anni.
La sottile linea che
divide la vita dalla morte, l’essere o non essere, il dubbio, la caduta
mentale, la depressione. Pur non mostrando niente, al solito Mr Hitchcock riesce a
creare disagio.
La pellicola include
inoltre una delle più belle scene d’amore di tutti i tempi, dove la mdp filmava
posta sulle rotaie e i protagonisti,
allo stesso tempo, erano su un pedistallo girevole. La doppia rotazione, le
luci, la forte empatia trasmessa da un James Stewart quasi privo di favella, ne
fanno uno dei pezzi cinematografici più belli di tutta la storia del grande schermo.
Come ho detto, sarò
breve.
Non ho altro da
aggiungere se non che ci troviamo davanti ad un capolavoro assoluto
Buona visione
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